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Le mele, la salvezza
Le mele raccontano la storia degli ultimi due secoli del Trentino, a saperle ascoltare.
Alla fine dell’Ottocento, infatti, piantare alberi di melo si è rivelata la salvezza per la comunità della Valle di Non. In quegli anni, in seguito al diffondersi delle malattie che colpiscono gelsi e vite (coltivazioni fino ad allora prevalenti), molte famiglie sono costrette a emigrare e un progressivo spopolamento sembra il destino certo per questa valle.
Ma… qualcuno prova a resistere e si gioca la carta della coltivazione di mele, di cui fino al 1850 non vi era traccia in zona: al massimo qualche pianta spontanea. La scommessa è vincente: non solo l’abbondanza dei raccolti supera presto il fabbisogno della comunità e comincia così l’esportazione, ma da subito le mele della Val di Non ottengono importanti riconoscimenti presso le mostre internazionali di settore, a partire dall’Esposizione mondiale di Vienna del 1873, dove viene premiata la particolare qualità di questi frutti e si predice loro un bell’avvenire. La Val di Non e la Val di Sole scoprono che le loro caratteristiche di altitudine, clima, esposizione costituiscono un ecosistema unico in Europa per la coltivazione delle mele, semplicemente perfetto.
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